E.M.D.R.

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L’E.M.D.R. Eye Movement Desensitization and Reprocessing è un protocollo, supportato empiricamente (“evidence-based”), per il trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico e, più in generale, per i Disturbi a eziologia traumatica, originati cioè da un evento a connotazione fortemente stressante (un incidente automobilistico, un’aggressione subita, la comunicazione di una diagnosi infausta e altri traumi “minori”).

Secondo l’Adaptive Information Processing, un modello della mente sviluppato da Francine Shapiro (1995), l’informazione associata a esperienze traumatiche o fortemente stressanti viene elaborata in maniera qualitativamente diversa dagli altri ricordi. A causa del processo dissociativo che caratterizza la reazione di freezing, è possibile che le memorie traumatiche vengano come “cristallizzate” e “stoccate” separatamente dalle altre, impedendo di fatto che siano integrate nella storia dell’individuo, potendo così evolvere e modificarsi.

Per questa ragione, si parla di “atemporalità del trauma”, ovvero della sensazione che l’evento traumatico sia sempre “come appena accaduto”, anche se magari sono trascorsi anni o addirittura decenni dalla sua occorrenza.

L’E.M.D.R. interviene sollecitando un’elaborazione più adattiva del ricordo traumatico – e quindi, potremmo dire, del trauma tout court – “riallacciandolo” a reti associative più ampie, ciò che lo ridimensiona e lo rende modificabile: “[…] si osserva che il paziente, per la prima volta, vede il ricordo lontano, distante; modifica le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione ed eliminando le sensazioni fisiche disturbanti. Dopo il lavoro con l’E.M.D.R. i pazienti ricordano ancora l’evento o l’esperienza ma sentono che veramente fa parte del passato e il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva più adulta.” [C.R.S.P. Centro Ricerca e Studi in Psicotraumatologia, “Workshop EMDR – Liv. I”, 2012]