Ipnosi

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Il termine “ipnosi” deriva dalla parola greca “hýpnos”, che significa “sonno”. La condizione ipnotica consiste infatti in una transitoria modifica dello stato di coscienza, che diviene simile a quella del dormiveglia. Si tratta dunque di una condizione naturale, che tutti noi conosciamo per averla sperimentata molte volte in quello spazio che precede di poco il sonno, mentre stiamo per addormentarci ma siamo ancora svegli, e la nostra attenzione si ritira gradualmente dal mondo esterno per rivolgersi verso l’interno. E’ un momento nel quale tante idee e sensazioni ci attraversano la mente, come una corrente di pensieri liberi che fluisce spontanea sotto le palpebre…

Anche durante il giorno ci può capitare di agire in modalità “semi-automatica”, perché la nostra mente oscilla fisiologicamente fra modalità di funzionamento consce e inconsce, a seconda della natura del compito che stiamo svolgendo. Per esempio, può capitare, mentre siamo al volante dell’auto e percorriamo una strada che “conosciamo a memoria”, di seguire il filo dei nostri pensieri e accorgerci, una volta arrivati a destinazione, di non avere un chiaro ricordo del tratto che abbiamo percorso. Di fatto, a meno che lungo la strada non sia intervenuto qualche fatto suscettibile di attrarre in maniera particolare la nostra attenzione – una frenata brusca; un edificio mai notato prima, etc. – l’azione del guidare è stata efficacemente eseguita in modo “procedurale”, senza l’intervento del pensiero critico, riflessivo, che era invece impegnato a dirimere, sul piano conscio, una qualche questione afferente all’ambito amicale, o lavorativo, o affettivo/familiare…

Questa “suddivisione dei compiti” che noi automaticamente operiamo fra processi di elaborazione consci e inconsci – da intendersi non come una rigida dicotomia ma, al contrario, come un continuum comprendente un’ampia gamma di gradazioni attraverso le quali ci muoviamo, per così dire, “insensibilmente” – è una dotazione specie-specifica (almeno dall’avvento del linguaggio in avanti…) che ci differenza dalle altre specie, le quali, fino a prova contraria, dispongono unicamente di una modalità di elaborazione procedurale, o inconscia. Per questo motivo, quando osserviamo un animale, qualunque esso sia, rimaniamo colpiti dalla grazia intrinseca che ne caratterizza i movimenti, e dal senso di armonica sintonia rispetto a se stesso e all’ambiente.

Presso gli esseri umani, che nel corso dell’evoluzione hanno “implementato” quel particolare dispositivo chiamato linguaggio, e quindi il pensiero simbolico, riflessivo, e di conseguenza quello auto-riflessivo… Per noi, insomma, dotati di auto-coscienza, le cose sono oggettivamente un po’ più complicate.

Esplicitando fin da subito, e a scanso di equivoci, che il terapeuta non dispone della soluzione al dilemma psicologico presentato dal paziente – e questo per il semplice motivo che le “soluzioni” sono altamente idiosincratiche e non generalizzabili – l’utilità della psicoterapia basata sull’ipnosi consiste nel rafforzamento (“empowerment”) della persona, perseguito attraverso una più fluida modulazione degli stati di coscienza e realizzato nella ritrovata sinergia fra i diversi (e talvolta conflittuali) intendimenti del sé. La psicoterapia ipnotica può quindi accompagnare la persona nel trovare autonomamente, e partendo dalle sue stesse inclinazioni, la propria “personale” soluzione al problema.