Inconscio

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Definisco “inconscio” quell’insieme di processi psichici momentaneamente o permanentemente esclusi dal campo della coscienza – e cioè, da tutto ciò che so di sapere in questo momento – e che pure esercitano una concreta influenza sul mio modo di percepire, concettualizzare, sentire e valutare il mondo.

Sigmund Freud ha descritto l’inconscio come la sede delle pulsioni e degli intendimenti psichici rimossi – per “incompatibilità” etica o affettiva – dalla parte razionale e conscia dell’io. Questa dicotomia è stata riformulata dagli psicologi contemporanei in termini più ampi, ponendo in evidenza la complementarietà che caratterizza i processi di elaborazione consci e inconsci.

Così, per esempio, nel saggio Pensieri lenti e veloci (Mondadori, 2012), lo psicologo premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman descrive i processi di pensiero automatici come “[…] veloci, efficienti e tipicamente al di fuori dei confini della consapevolezza conscia, ciò che li rende esenti da intenzionalità e pianificazione. Essi vengono elicitati da stimoli semplici: le parole che state leggendo in questa pagina, per esempio, si connettono senza sforzo al loro significato, nella vostra mente.

“I processi di pensiero controllati sono l’opposto: essi richiedono, per estrinsecarsi, l’investimento di un quantum di pensiero cosciente, indirizzato intenzionalmente, e sono più lenti e complessi. Analogamente all’Es e all’Io descritti da Freud, i sistemi di elaborazione automatici e volontari si completano l’uno con l’altro salvo, in certi casi, entrare in conflitto…”

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